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La richiesta di un consulto psicologico in gravidanza può nascere per difficoltà di natura personale o relazionale che vanno da forme di disagio momentanee e/o situazionali fino a condizioni di rilevanza clinica.
Durante la gravidanza la donna va incontro ad una serie di modificazioni psichiche che sono funzionali ad accogliere la nuova vita che porta in grembo. Questo nuovo assetto mentale nonostante rientri a tutti gli effetti nella normalità predispone verso un'emotività più intensa, più simile a quella di un bambino, sprovvista dei comuni filtri che gli aspetti più evoluti della nostra mente solitamente esercitano su di essa. In sostanza, più istinto e meno riflessività. Ed è con questa disposizione psichica che la donna va a costituirsi come madre. In questo momento di forte cambiamento identitario le tematiche che emergono possono essere molteplici, talvolta difficili da capire, da sopportare o da rielaborare al fine di edificarsi come la madre che si vuole essere e non come la madre che si potrebbe essere se si attingesse solamente ai modelli genitoriali che si sono interiorizzati. La spiccata sensibilità a cui la gravidanza predispone ha la funzione di avvicinare la mamma ai bisogni del bambino che nascerà e può costituirsi sia come opportunità maturativa sia come elemento di vulnerabilità. La gravidanza costituisce condizione facilitante per l'accesso al proprio mondo interno ed è per questo che un percorso psicologico in questo periodo della vita può essere molto più produttivo che in qualunque altro momento, sia in termini di rapidità che di efficacia.
L'assetto emotivo tipico della gravidanza in associazione ai grandi cambiamenti (biologici, corporei, identitari, nello stile di vita, relazionali, etc) che caratterizzano questo periodo può configurarsi come condizione di vulnerabilità per la comparsa di forme di malessere o sofferenza che si dispiegano lungo un continuum di gravità. Anche in un'ottica di prevenzione, intervenire precocemente in favore del benessere psicologico della mamma costituisce elemento di protezione rispetto allo sviluppo di disfunzioni nella relazione genitore-bambino, relazione fondamentale sui cui poggia lo sviluppo psico-biologico del nuovo nato. Se la sofferenza acquisisce un carattere che si discosta dall'ordinario o si sviluppano manifestazioni sintomatiche è sempre indicato indirizzare la donna verso una valutazione psicologica in modo da comprendere la natura e l'entità della manifestazione clinica ed orientarla rapidamente verso l'intervento più idoneo alla sua condizione.
Il puerperio è il periodo immediatamente successivo al parto che denota l'arco temporale di circa sei settimane in cui il corpo della donna ripristina il suo assetto pre-gravidico. E' un momento pieno di gioia ma anche un momento delicato e da proteggere in cui si stabiliscono le nuove routine, i nuovi equilibri della famiglia, mentre si impara a conoscere il neonato e a prendersene cura. Nel contesto dei riaggiustamenti tipici del puerperio possono nascere forme di disagio e di malessere sia passeggere e situazionali sia di rilevanza clinica.
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