Le memorie traumatiche dal punto di vista cognitivo appartengono al dominio procedurale/implicito; quel comparto della memoria coinvolto nella messa in atto di comportamenti automatici che adottiamo costantemente in maniera inconsapevole quando agiamo e interagiamo nella vita di tutti i giorni.
Le memorie traumatiche hanno delle caratteristiche differenti rispetto alle memorie non traumatiche. La prima particolarità riguarda il fatto che queste vengono rievocate quasi sempre in assenza di controllo volontario: il frammento mnestico viene alla mente in maniera involontaria causando nella persona un sentimento di impotenza anche rispetto al controllo del ricordo. Altra connotazione riguarda il fatto che, quando rievocate, il ricordo si presenta al soggetto in maniera estremamente vivida. Sono memorie che solitamente vengono accompagnate da risposte di allarme eccessive dovute ad un iperattivazione del sistema neurovegetativo di arousal, componente del sistema nervoso implicata anche nella comparsa dei sintomi fisici associati alla rievocazione della memoria traumatica. Sono ricordi difficili da allontanare, simili ai pensieri ossessivi, vissuti come egodistonici. Altra caratteristica peculiare delle memorie traumatiche è legata alla sensazione di dubbio circa la realtà del ricordo così che molti pazienti riferiscono di non essere sicuri se quell'evento sia realmente accaduto. Inoltre, Il sentimento di identità è dolorosamente mancante.
Diversi studi di neuroimaging hanno evidenziato alterazioni a carico di due strutture deputate al processamento delle tracce mnestiche in soggetti con storia di traumi: l'amigdala e l'ippocampo. La prima deputata all'immagazzinamento delle componenti somato-sensoriali, emozionali e implicite, la seconda delle componenti mnestiche più semantiche, più esplicite, più strettamente legate alla storia di un individuo. Questi studi hanno evidenziato un incremento del metabolismo e del volume dell'amigdala e una riduzione volumetrica e un'ipofunzione dell'ippocampo nei gruppi sperimentali. Dato significativo che da prova della diretta relazione fra esperienza traumatica e danno neurobiologico è la correlazione negativa evidenziata fra le dimensioni dell'ippocampo e l'intensità e la durata dell'esposizione all'esperienza traumatica; correlati neurobiologici che sono coerenti con la caratterizzazione delle memorie traumatiche che qui abbiamo riportato. Non dobbiamo però immaginare queste strutture come compartimenti statici e isolati; queste hanno connessioni molto strette e finemente regolate sia fra di loro che con altre strutture del sistema limbico e altre aree cerebrali. Si pensi alla possibile implicazione del corpo calloso nei fenomeni dissociativi e alla marcata alterazione del controllo inibitorio della corteccia prefrontale sull'amigdala che si riscontra nei soggetti esposti al trauma. Senza dimenticare che anche l'asse ipotalamo-ipofisi-surrene (Asse HPA) deputato alla regolazione della risposta allo stress ha implicazioni dirette sull'ippocampo attraverso l'azione neurotossica dei glucocorticoidi circolanti che si verifica quando questi vengono secreti in maniera massiccia per periodi prolungati.
Le conoscenze che provengono dalla ricerca sul trauma offrono ai professionisti della salute mentale riferimenti importanti per adeguare il setting e l'intervento in presenza del trauma con il fine di rendere la relazione terapeutica il luogo migliore possibile dove poter elaborare i propri ricordi traumatici senza venire oltremodo ostacolati e sopraffatti dall'emotività che li accompagna.
Autore: Mirella Baldi



