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La regolazione delle emozioni

2024-06-03 09:21

Mirella Baldi

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La regolazione delle emozioni

Le emozioni sono esperienze soggettive complesse accompagnate da modificazioni cognitive, comportamentali, espressive e fisiologiche di forte entità e breve durata; sono risposte immediate alle sollecitazioni che provengono dal mondo esterno e svolgono una funzione adattiva necessaria alla sopravvivenza. Possono essere considerate come un ponte tra l’organismo e l’ambiente, una bussola che guida l’individuo nel mondo. 


La regolazione affettiva è il processo attraverso il quale una persona può esercitare un certo grado di controllo sulle proprie emozioni, automatico o volontario, influenzandone la dimensione esperienziale ed espressiva. Questo tipo di azione sulle emozioni può determinare sia una ridotta espressione emotiva che un bilanciamento delle emozioni negative con altre più positive. Se esiste un certo grado di disponibilità a sperimentare sia le emozioni negative che quelle positive, se c’è consapevolezza rispetto a quanto provato, comprensione ed accettazione dei propri stati interni, e ancora, se gli stati emotivi fungono da guida per orientare l’azione e si fa un uso flessibile delle strategie volte a modularle, la regolazione affettiva è agita in maniera funzionale. Al contrario, se si assiste ad un controllo più serrato della propria emotività, se le emozioni vengono censurate e soppresse piuttosto che modulate, la regolazione affettiva è agita in maniera disfunzionale. L’inibizione emozionale si configura come un processo attivo nocivo per il benessere fisico e psicologico, trasversale a numerose condizioni, che ha ripercussioni sia sulla vita relazionale che sui comportamenti di salute. La possibilità di poter integrare il proprio vissuto emozionale con quello cognitivo all’interno di una narrativa coerente e nel contesto di una relazione sicura è ciò che invece correla con la salute. 


Le capacità di autoregolazione si sviluppano da bambini nelle relazioni primarie di attaccamento. Se di fronte ad un momento di difficoltà la mamma entra in contatto con il disagio del bambino, si fa carico attivamente di rispondere ai suoi bisogni e attraverso uno stato di calma e disponibilità lo aiuta a ripristinare un senso di tranquillità, allora il bambino, sulle orme della madre, acquisirà anche lui questa capacità e potrà poi fare da solo. Questo significa che il bambino farà sua la disponibilità materna ad accogliere un’emozione, a starci in contatto, a tollerarla, a capirla e a gestirla senza sopprimerla per poi agire in funzione dei suoi bisogni.  



Nella relazione con il clinico è possibile attivare una riorganizzazione del sistema della regolazione affettiva laddove nella vita emozionale del cliente tale processo sia risultato deficitario, incompleto o nullo. La funzione di riparazione attivata da questa relazione contribuisce a ripristinare un senso di fiducia nel sé e nell’altro con ripercussioni sia nella sfera individuale che interpersonale.






AUTORE: Mirella Baldi 


 


RIFERIMENTI


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I contenuti pubblicati hanno scopo esclusivamente informativo. Non possono e non devono essere in alcun modo utilizzati per porre diagnosi né possono sostituire il consulto con uno specialista regolarmente abilitato all'esercizio della professione (medico, psicologo, psicoterapeuta, etc). 

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