Negli ultimi decenni l’attenzione dei ricercatori in ambito medico, psicologico e antropologico, si è spostata con sempre maggiore intensità verso la comprensione della stimolazione tattile e dei benefici del contatto. Alcuni studi hanno segnato forti cambiamenti nella comprensione del fenomeno, spesso con ricadute determinanti anche in ambiti differenti: ad esempio, gli studi pioneristici di Harry Harlow (1958) sui cuccioli di scimmia hanno permesso di apprendere che queste davano una tale priorità al contatto materno (rappresentato da una figura materna morbida e spugnosa), da sceglierlo anche rispetto all’offerta di cibo (rappresentato da una figura materna in filo metallico con una ciotola di cibo). Un altro esempio è quello sui topolini di Ashley Montagu (1971), riportato nel libro Touching: The Human Significance of The Skin – Il linguaggio della pelle. I topolini erano stati divisi in gruppi ed allevati in due modalità alternative: in un caso, erano stati trattati delicatamente, accarezzati, ed il ricercatore aveva emesso per loro suoni gentili; nel secondo caso non avevano ricevuto particolari attenzioni dagli esseri umani, e non erano stati trattati con delicatezza. I primi erano rilassati e remissivi, rispondevano senza paura, con socievolezza e una completa mancanza di tensione neuromuscolare; i secondi erano invece spaventati e sconcertati, ansiosi e tesi. Questi studi sugli animali hanno aperto la strada a quelli successivi, fortunatamente più etici, rivolti agli esseri umani.
Nell’embrione, il senso del tatto si sviluppa prima dell’ottava settimana di gestazione. Nonostante il bambino sia minuscolo e non abbia né occhi né orecchie, la sua sensibilità cutanea è già estremamente sviluppata. Il feto si allontana da un oggetto che gli tocca la faccia dopo otto settimane; entro quattordici settimane, è in grado di percepire la maggiorparte del proprio corpo. La sensibilità al dolore è già strutturata a ventisei settimane, attraverso specifici percorsi neurali che conducono gli stimoli dolorosi dalla periferia al sistema nervoso centrale. Il bambino inizia quindi a percepire il contatto materno ben prima della nascita: quelle che durante tutta la gestazione sono delicate carezze uterine, percepite piacevolmente mentre fluttua placidamente nel liquido amniotico, si trasformano al momento del travaglio in contrazioni sempre più efficaci, in grado di schiacciarlo e spingerlo con forza verso il mondo esterno: quest’ultima fase è considerata molto importante per la stimolazione della pelle del neonato. Per i bambini nati con taglio cesareo è spesso consigliato il massaggio infantile proprio per favorire quella stimolazione che non è stata naturalmente possibile.
Attraverso il tempo e le culture si sono sviluppati diversi stili di massaggio infantile, ma ciò che li connette è la profonda consapevolezza della centrale importanza della pelle e del contatto per i neonati: fin dalla nascita infatti, il contatto pelle a pelle rappresenta per ogni neonato una vera e propria fonte di nutrimento, così come il latte materno. Il massaggio permette un’ulteriore forma di comunicazione tra genitore e bambino: attraverso l’esposizione ripetuta a questa esperienza positiva, diviene più semplice interpretare segnali e stati comportamentali del neonato, e di conseguenza farvi fronte in maniera più accurata e coerente. Sono stati inoltre individuati e dimostrati tramite studi scientifici diversi effetti positivi, a carico del sistema circolatorio, digerente, immunitario e respiratorio; si facilita la conoscenza dello schema corporeo del neonato e si migliora la coordinazione dei movimenti. Infine, è favorito il rilassamento, si fornisce sollievo dalle tensioni muscolari e può essere utilizzato per ridurre eventuali fastidi dovuti alla dentizione, alle coliche ed al meteorismo.
Considerati i numerosi effetti benefici e la relativa semplicità di applicazione delle tecniche di massaggio, l’offerta di corsi specifici per l’apprendimento del massaggio è divenuta sempre più vasta, e permette ai genitori di scegliere in base alle proprie specifiche esigenze ed inclinazioni (durata dei corsi, tipologia di massaggio, scuole di riferimento, background culturale…). In ogni caso, è sempre consigliabile che all’interno del percorso selezionato una quota del programma sia dedicata alla comprensione del neonato e dei suoi segnali: solo capendo ciò che il neonato desidera (ad es. se vuole o meno in quel preciso momento essere massaggiato), è possibile agire efficacemente e migliorare la reciproca comprensione, favorendo la costruzione di un legame sempre più intimo e segnato dalla volontà di capirsi e supportarsi.
Autore: Stefano Bandini
Psicologo Perinatale, Istruttore Yoga formato in tecniche di rilassamento, meditazione e visualizzazione in gravidanza
Operatore di massaggio dolce neonatale
RIFERIMENTI
Bonci, B. (2018). Amore a fior di pelle. Torino: Il Leone Verde Edizioni.
Harlow, H. F. (1958). The nature of love. American Psychologist, 13, 673–685.
Montagu, A. (1971). Touching: The Human Significance of The Skin. Traduzione italiana: Il linguaggio della pelle (2012). Baiso: Verdechiaro.
McClure, V. (2001). Massaggio al bambino, messaggio d’amore. Pavia: Bonomi Editore.



