E’ opinione comune che il tempo libero favorisca il rilassamento esercitando un’azione benefica sulla salute. Questo sembra valido per la maggior parte delle persone ed è ampiamente confermato dalle evidenze scientifiche che dimostrano come il riposo che deriva dal tempo libero favorisca il miglioramento di alcuni parametri biologici associati alla salute, come la diminuzione della pressione arteriosa, la riduzione della frequenza cardiaca, etc.
Esiste tuttavia una certa quota di persone che proprio nel momento in cui prende una pausa dal lavoro, sia essa nel fine settimana o per le vacanze, sviluppa puntualmente disturbi di salute, quali mal di testa, in particolare l’emicrania, eccessiva stanchezza, nausea, dolore generalizzato, dolori muscolari, e soprattutto nei primissimi giorni di vacanze infezioni virali che causano sintomi simil-influenzali come febbre o raffreddore. Nonostante esista una certa percentuale della popolazione che sviluppa questi sintomi in concomitanza del tempo libero, la ricerca in questo ambito è molto limitata. Alcuni autori hanno menzionato l’esistenza della c.d. “Malattia del tempo libero” senza tuttavia studiare il fenomeno. E’ questo il caso, ad esempio, degli studi sulla prevalenza degli infarti del miocardio, che collocano nei primissimi giorni di vacanze un aumento significativo dell’evento, o quello degli studi relativi ai sintomi gastrici correlati allo stress, i quali non si presenterebbero in concomitanza dell’agente stressante ma solo alla sua cessazione.
Gli studi che si sono interessati alla “Malattia del tempo libero” suggeriscono una serie di ipotesi esplicative, talvolta alternative, che dovrebbero essere ulteriormente elaborate in ricerche future. Una prima ipotesi riguarda la possibilità che nel tempo libero l'attenzione rispetto ai sintomi sia aumentata: i segnali corporei interni diverrebbero più evidenti a fronte di un ambiente esterno meno pressante. Tuttavia, questo tipo di spiegazione può essere vera solo per i sintomi meno intensi e più generalizzati, ma non è certo in grado di spiegare l'insorgenza di sintomi franchi come febbre o attacchi emicranici intensi, che si presentano anch’essi nelle vacanze. Un'altra possibile spiegazione è data dalla possibilità che per alcuni soggetti possa configurarsi come fattore stressante avere una giornata non strutturata, non essere impegnati nell’attività lavorativa, svolgere attività casalinghe e passare del tempo in famiglia. Anche da un punto di vista psicofisiologico le spiegazioni possibili sono differenti. Una prima possibilità è che la secrezione degli ormoni dello stress non si esaurisca alla cessazione dell’attività lavorativa ma si protragga nel tempo, nel fine settimana o nelle vacanze, in quei soggetti sottoposti a un eccessivo carico lavorativo, per cui trarre beneficio dal tempo libero richiederebbe più tempo. Altra possibilità è che il sistema immunitario, molto efficiente durante i periodi di stress acuto, renda il corpo più vulnerabile alla malattia alla scomparsa del fattore di stress, nel nostro caso l'attività lavorativa. Infine, altra ipotesi, è che la comparsa del disturbo vada ricercata nella rapidità in cui si passa da una condizione di stress a una condizione di riposo: al venir meno dell’agente stressante, il corpo non riesce prontamente a riadattarsi aprendo la strada allo sviluppo dei sintomi.
I fattori di rischio per lo sviluppo della "Malattia del tempo libero" non sembrano collegati allo stile di vita assunto durante le ferie, ma piuttosto ad un carico di lavoro intenso e alle caratteristiche personali con cui ci si approccia al lavoro. L’incapacità di adattarsi ad una situazione non lavorativa, un elevato bisogno di risultati, un alto senso di responsabilità nei confronti del lavoro, sono i fattori personologici che più di altri sembrano influire sulla manifestazione dei sintomi. I soggetti più a rischio di sviluppare la “Malattia del tempo libero” sono quindi persone con tratti di perfezionismo, alto carico lavorativo, alto grado di impegno e responsabilità.
Iniziare a comprendere che non tutti riescono a trarre giovamento dal proprio tempo libero, che esistono fattori personologici, temperamentali e situazionali che impediscono alle persone di trarre beneficio dalle pause lavorative, apre la strada alla possibilità di pensare ad interventi più efficaci per ridurre l’impatto dello stress nella vita dei lavoratori. Solo se weekend e vacanze riacquisiscono la loro funzione ristoratrice, l’organismo potrà recuperare e ristabilire un assetto psico-fisico in grado di promuovere la salute, sia nel breve che nel lungo termine.
Autore: Mirella Baldi
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